Il periodo attuale della stagione è diviso tra chi è ancora alle prese con le gare clou della stagione e chi invece sta un poco allentando la presa, in vista del meritato stacco estivo.
In questo periodo, chi stacca e cerca di ricostruire la forma deve affrontare anche alcuni richiami muscolari, riprendendo alcuni lavori specifici di forza che di solito si accantonano nel periodo agonistico. Tra queste tipologie di esercizio, spesso saltano fuori le famose Salite di Forza Resistente.
Si creano interessanti situazioni in laboratorio, specialmente quando arrivano degli atleti amatori da testare. In particolare, nell’ultimo periodo ho avuto nella stessa giornata due atleti di età molto diverse, giunti da me tramite passaparola per testarsi ed iniziare un lavoro di miglioramento personale.
Mi capita talvolta di sentire delle discussioni riguardo il cosiddetto “allenamento a sensazione”, contrapposto a quello delle famose “tabelle”. Come se le due cose fossero parte di emisferi lontani e non collegabili in alcun modo tra loro. Il dibattito tra chi sostiene che le tabelle siano una prigione, che snaturino lo sport, contro chi invece pensa che allenarsi con un piano dettagliato e le tabelle sia il vero modo per progredire seriamente, prosegue da tanti anni nel mio ambiente.
Dopo una prima parte di stagione decisamente “particolare”, caratterizzata da un periodo di quarantena trascorso sui rulli e tapis, vediamo come gestire il periodo estivo che, per molti di voi, significa vacanze con la famiglia e poche gare a cui guardare nell’immediato.
Nemmeno nelle più rosee previsioni avrei immaginato un ritorno alle corse di questo genere per la Biesse-Arvedi, con un dominio della prima corsa a tappe post-Covid in quel di Imola.
In queste ultime settimane, la sempre più vasta e dilagante diffusione del virus COVID-19 ha avuto notevoli ripercussioni sulle nostre vite, non solo a livello sanitario e socio-economico, ma anche nella nostra quotidianità di atleti.
Il mondo dello sport è stato parimenti colpito da questo virus: si è passati dalla mera cancellazione delle competizioni, alla chiusura delle palestre, allo sport in solitaria fino ad arrivare all’obbligo per gli atleti di potersi allenare solo all’interno delle proprie abitazioni.
Terminate le vacanze di fine 2019, siamo nel pieno della preparazione invernale in vista della stagione 2020. Mentre si cerca di sopravvivere alle rigide temperature proprie del periodo, occorre pianificare attentamente gli obiettivi dell’anno appena iniziato.
Definire gli obiettivi della stagione e le gare più importanti è infatti un ottimo modo per rimanere motivato ed entusiasta durante il periodo invernale, stretto tra lavori di cross training ed allenamenti indoor; ci responsabilizza, rende consapevoli dei periodi cruciali della stagione ed è un elemento fondamentale di cui discutere col coach, per ottenere i migliori risultati.
Per molti atleti questo è il periodo di stacco, di off-season, quello in cui ci si riposa mentalmente e fisicamernte dalle fatiche della precedente stagione. Per qualche atleta questa fase di stacco può sembrare inutile od intaccare i miglioramenti ottenuti nell’ultimo periodo; in realtà invece ci si deve forzare ed auto-imporre il riposo, nella prospettiva di ripartire con la massima energia e motivazione in vista del 2020. Durante la fase di riposo poi possiamo ricostruire i fondamentali per il 2020.
L’inverno del ciclista è cambiato molto in questi ultimi anni, è cambiato l’approccio alla fase di costruzione e anche la consapevolezza di come l’attività invernale possa incidere sul prosieguo della stagione agonistica, non negli aspetti direttamente collegati alle capacità prestative, quanto in quelli collaterali.
Di norma, la lunghezza della fase di costruzione dipende da una serie di fattori strettamente individuali, e legati sia alla diversa periodizzazione del training (gli obiettivi stagionali) che al clima della propria regione di appartenenza.
Molti atleti d’élite prendono oggi parte a stage in altitudine, fino a 3-4 volte all’anno, spesso con grandi aspettative. Dal punto di vista della ricerca scientifica, i risultati dei lavori svolti rendono più controversa la disputa riguardo ad un possibile miglioramento delle prestazioni. Dal punto di vista ematico, dopo circa 15 giorni di altura si verifica un aumento progressivo della concentrazione dei globuli rossi (in risposta all’ipossia), aumentano sia la secrezione dell’ormone eritropoietina (EPO) che la concentrazione di emoglobina ed ematocrito ( sempre in risposta alla riduzione della pressione parziale dell’ossigeno). Non è però chiaro come questo si correli con ogni persona, ed i risultati della permanenza in altitudine sono soggettivi e difformi tra atleti, in quanto i miglioramenti nella prestazione sembrerebbero derivare da altri adattamenti periferici.
Vediamo insieme di approfondire sinteticamente l’argomento con considerazioni attuali e linee guida per la permanenza in altura.