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Immagine del redattoreSimone Casonato

A proposito di Paleodieta..

Il ritrovamento di una macina primitiva e un macinello, provenienti da un sito archeologico toscano, ha svelato qualche tempo fa l’esistenza di metodi per macinare le foglie di Tifa Palustre, ed ottenere così farine e zuppe per mano dell’Homo Sapiens Sapiens (Paleolitico). Il ritrovamento dei reperti, nell'attuale Mugello, ha "ridisegnato" l'evoluzione dell'alimentazione umana: si pensava infatti che i carboidrati complessi fossero stati introdotti migliaia di anni dopo, nel Neolitico, insieme ad agricoltura e allevamento. Inizialmente, l'uomo della Preistoria si nutriva della carne delle carogne, raccoglieva tuberi, radici, bacche, frutta, uova e catturava soltanto piccoli animali. Poi, circa un milione di anni fa, imparò a fabbricare armi più efficaci e poté cacciare animali più grandi, diventando più robusto e forte. Il passaggio alla carne cotta (Pnas) consentì successivamente di ottenere più facilmente energia dalla dieta, aprendo la strada a un rafforzamento del fisico e al miglioramento delle capacità cerebrali.


Imparare a macinare piante selvatiche e ricavarne così farine (pare che le ricercatrici abbiano provato a produrre biscotti con radici di Tifa, usando tecniche analoghe ai cavernicoli, e trovandoli molto gustosi): si aprì così un nuovo segmento, alimenti ricchi di carboidrati complessi, nutrienti e facili da conservare, indipendentemente dalle migrazioni stagionali. Una valida alternativa alla caccia, una garanzia di salvezza contro i mutamenti climatici e ambientali. Allevamento e agricoltura determinarono un fisico meno prestante ma anche meno soggetto a carestie e malattie, favorendo l'insediamento e la creazione di società sedentarie.

Secondo molti ricercatori, l'uomo tuttavia non si è ancora completamente adattato all'agricoltura, e la prova sarebbe nell'attuale diffusione di intolleranze ad alimenti sconosciuti prima del neolitico: l'intolleranza al glutine dei cereali, o quella al lattosio del latte di animali da allevamento. Per il dott. Loren Cordain (Univ. del Colorado) quasi il 60% delle calorie derivava nella Presitoria dall'ingestione di animali; in particolare, gli ominidi prediligevano organi interni e midollo osseo, si nutrivano raramente di uova. Oggi, alcune tribu' conservano ancora questa caratteristica (aborigeni del deserto australiano, tribù Filippine e gli indios della foresta amazzonica).

Altri studiosi ritengono che l'evoluzione culturale sia stata più veloce di quella genetica, senza riuscire del tutto ad adattare la fisiologia alla nuova dieta ricca di cereali e carni e latte di animali d'allevamento: la carne della selvaggina cacciata dai nostri antenati più lontani, ad esempio, è ben diversa da quella ottenuta da mucche, capre o pecore allevate nei pascoli con metodi industriali.

I cibi odierni sarebbero altamente calorici e poveri di nutrienti (junk food ma non solo) a differenza degli alimenti pre – agricoltura ricchi di vitamine, sali minerali, proteine nobili. Non è perciò un caso se da queste considerazioni sia nata e si stia diffondendo da tempo la "paleodieta”, nella sua versione tradizionale (“stretta”) e nella celebre declinazione sportiva illustrata da Friel e soprattutto Cordain.

Secondo i sostenitori di questa teoria, non si può certo vivere come 40mila anni fa, ma "temperare" la nostra dieta con suggerimenti presi da allora: assumere una buona quantità di proteine di origine animal, moderare l'apporto di carboidrati rispetto alle soluzioni "mediterranee", assumere frutta e verdura evitando tuberi amidacei, cereali e zuccheri raffinati (no a pasta, pane, biscotti, fette biscottate, riso e tutti i derivati dei cereali).

La dieta promuove inoltre cibi ricchi di fibre e sali minerali, frutta e verdura, grassi omega 3 e omega 6 in quantità identiche; occorre nutrirsi in modo più “povero” e “semplice”, ovvero con carni nella versione “a crudo” o, al limite, “al sangue”. Per chi volesse saperne di più sulla versione per sportivi, ecco un link molto interessante:

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