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  • Immagine del redattoreSimone Casonato

Tour 2021: Pogacar ed i rivali, analisi e commento

Si è concluso domenica il Tour 2021, quello della doppietta del giovane sloveno Pogacar, capace nonostante l’età di aggiudicarsi il secondo Tour de France in 10 mesi. La superiorià dell’atleta UAE, capace di dominare gli avversari vincendo la prima crono e ribadendo le proprie qualità sul primo tappone alpino, non va a sminuire un Tour de France ricco di storie e personaggi dal profilo non comune: dalle prime, tiratissime, tappe in Bretagna, con lo spettacolo offerto da Van der Poel e soci, alla rinascita di Cavendish fino ad arrivare alle poliedriche imprese di Van Aert, capace di vincere su tutti i terreni.

Molti si sono chiesti se i distacchi abissali (l’ultimo ad accumulare così tanti minuti sul secondo era stato Nibali nel 2014) siano merito di Pogacar o demerito dei suoi rivali nella corsa a tappe, in un’edizione non particolarmente dura ma velocissima e molto combattuta sin dal primo km.

Nelle tre settimane in Francia non sono mancate le grandi salite, con l’iconico doppio Ventoux e ritorni come quello di Luz Ardiden, Tourmalet e Col de Peyresourde, che ci permettono anche di fare qualche stima di performance e confronti col passato.


Primo assolo sulle Alpi

La non-vittoria (4o posto di tappa) di Tadej Pogacar a Le Grand-Bornand è stato il primo vero acuto tra gli uomini di classifica; scattato sulla penultima salita e vinta presto la resistenza di Carapaz, il giovane sloveno è stato capace di una performance eccezionale giungendo al traguardo con 3’20” rifilati ai più forti dei rivali.

Sul Col De Romme, una salita di 8,7 km al 9,4%, Pogačar ha attaccato trovando inizialmente la resistenza di Carapaz, per poi involarsi tutto solo e chiudere l’ascesa in 26’41” ad oltre 19,2 km/h e con una potenza stimata di 422w medi stimati, pari a circa 6,4 w/kg. VAM di 1750 m/h. Questa prestazione gli ha permesso di mettere già 1’30 circa tra se ed il gruppo inseguitore di Vingegaard e Lutsenko; lo stesso Carapaz è salito in 27’52 a 1680 di Vam e oltre 6,3 w/kg, non pochi per una salita di quasi mezz’ora.



Nella successiva salita della Colombiere il distacco si è dilatato di altri due minuti, con un’ascesa che – nonostante freddo e pioggia – è stata completata in circa 21’53 con una Vam di 1774 m/h ed una potenza prossima ai 6,2 w/kg. Dati quindi leggermente inferiori dovuti anche alle condizioni della tappa, dati comunque in grado di scavare un solco maggiore rispetto ai rivali per la generale. Il tempo di scalata è ottimo ma molto simile a quello della precedente edizione, appannaggio di Bardet (1” più veloce); il gruppetto dei rivali qui ha perso tanto più per la mancanza di energie per replicare le potenze del Romme, piuttosto che per un’accelerata ulteriore dell’uomo Emirates. Carapaz per esempio ha scalato la Colombiere intorno ai 6 w/kg ossia 360w medi.

Rispetto alla tappa del Tour 2018, siamo in linea con le prestazioni del recordman di allora, Daniel Martin, che chiuse sostanzialmente allo stesso modo la scalata (21’50), mentre nel Tour 2009 il gruppetto dei fratelli Schleck e Contador chiuse una ventina di secondi più lenti.


Double Ventoux

Difficile fare delle stime sull’attesissima tappa del Mont Ventoux, a causa del vento che influenza fortemente qualsiasi possibile tentativo di stima. Il record (degli ultimi anni) rimane appannaggio di Froome del 2013, quando scalò il gigante provenzale 1’10” più veloce del tempo di Pogacar. Tadej ha infatti scalato la seconda volta il Mont Ventoux con un rapporto peso/potenza pari a 5,85 w/kg, corrispondenti a circa 385w medi e 1520 m/h, contro i 1550 m/h del keyano bianco Sky nel 2013.

Va detto che in questa tappa la giovane rivelazione del Tour 2021, il danese Vingegaard, è riuscito a rifilare quasi mezzo minuto nella seconda scalata nei confronti della maglia gialla, chiudendo in 59’15” il Monte Calvo, ad oltre 21,5 di media. Anche in questo caso ottimi tempi ma siamo lontani dai record; la scalata del 2004 di Iban Mayo era stata conclusa in 55’51”, diversi minuti meno rispetto a questo Tour, con potenze intorno ai 6,2 w/kg come stima preliminare. Ricordo che però questi 21,5 km da Bedoin sono molto sensibili a vento ed effetto scia. Lo stesso Pantani nel 1994 aveva scalato il Ventoux 2 minuti più veloce di Pogacar (salito a circa 5,85 w/kg pari a 385 w medi su un’ora), chiudendo in 57’34” la sua performance, migliore rispetto al famoso duello con Armstrong nel 2000.

Al delfinato 2020, Van Aert si era espresso una 40ina di secondi più lento di Pogacar sulla Colombiere, pur con maggiore freschezza e in condizioni climatiche più favorevoli.


Record sul Portet

Si è parlato anche molto del record sul Col de Portet, ultima ascesa della 17a tappa vinta proprio dallo sloveno, davanti a Vingegaard e Carapaz. Il record della salita pirenaica era detenuto tre anni fa (tappa molto breve, di 65 km) da Nairo Quintana con 49’37”. Quest’anno Pogacar lo ha ritoccato di circa 37”, percorrendo i 16,1 km della salita in 49′ netti a 1686 m/h di Vam e potenze pari a 6,1 w/kg: stesse potenze per Vingegaard e Carapaz, anche lui capace di esprimere 365 w medi su quasi un’ora di ascesa con punte di 6,4-6,5 durante i brevi attacchi della parte conclusiva.

Velocità pari ai 20 km/h di media su una salita HC come questa sono sicuramente rilevanti, testimonianza di un parterre di tutto rispetto; la sorpresa della generale O’Connor ha preso circa 1’30” salendo a 386w medi e 1640 di Vam.



Numeri di alto livello che si sommano alle ottime velocità tenute sulle salite precedenti, con il Pereysourde fatto comunque quasi 3 minuti più lento del 2020 dal gruppo maglia gialla (allora forte di 40 unità).


Conclusioni finali

Per concludere, si è trattato di un’edizione del Tour di altissimo livello e nonostante le cadute e i vari ritiri abbiamo assistito ad un grande spettacolo. La forza di un predestinato come Tadej, un atleta che già nelle categorie giovanili aveva mostrato una marcia in più vincendo corse come Lunigiana e Avenir, ha in parte tolto lustro ad un buon parterre di avversari, capaci di tenergli spesso testa con performance di 6-6,1 w/kg sulle salite lunghe.

I valori mostrati, sempre considerando che si tratta di stime che vanno contestualizzate nello stesso Tour, sono di alto profilo e molte scalate hanno avuto tempi vicini ai vari record storici, o comunque di alto livello.

In particolare, sarà ricordata tra le tappe decisive la doppia scalata a Romme e Colombiere, in cui l’impresa compiuta dall’allora maglia bianca sotto la pioggia ed il vento (seppur con un quarto posto al traguardo, coi fuggitivi davanti) ha tutto il diritto di entrare nella memoria del Tour, con distacchi importanti inflitti ai rivali dopo meno di 10gg dalla partenza di Brest.

L’assenza di alcuni rivali e le defezioni di altre squadre, che hanno perso pedine importanti (Ineos) ha reso il lavoro leggermente più agevole, ma va detto che la prima crono aveva già dimostrato la forza del giovane sloveno. Attaccare un corridore così completo su tutti i terreni è davvero complicato se sta bene: tra i giovani in rampa di lancio ed esperti in cerca di riscatto anche nelle prossime edizioni ci sarà da divertirsi, considerando che ci sono circa 6-8 corridori nel parterre attuale in grado di mostrare performance di tale portata.

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