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Immagine del redattoreSimone Casonato

Cosa si cela dietro ad una pedalata

In una specialità come il ciclismo, sia esso strada o fuoristrada, lo sforzo concentrato nell’attività motoria sulle lunghe distanze coinvolge principalmente il meccanismo energetico aerobico. Quest'ultimo si articola in fasi che ogni atleta, anche per sommi capi, può conoscere ed apprezzare, in quanto l’efficienza superiore in ciascun frangente può essere corretta ed incrementata con opportuni metodi di allenamento, andando a costituire il bagaglio tecnico globale dell’atleta.

Il primo passo avviene con la respirazione, e nel dettaglio con l’inspirazione. Meccanismo con cui il nostro corpo cattura l’ossigeno presente nell’aria circostante e, tramite bronchi e bronchioli, lo trasporta negli alveoli polmonari ove le molecole superano le membrane che dividono il sangue dai polmoni.

Entrato nel sistema cardio-circolatorio, l’ossigeno si lega all’emoglobina dei globuli rossi e tramite la gittata cardiaca viene “distribuito” ove necessario nel corpo umano, a livello di capillari ad opera dell’emoglobina; giunto nelle fibre muscolari, l’ossigeno si lega alla mioglobina che lo trasporta nei mitocondri, le “centrali energetiche” dove grazie alla presenza di vari enzimi (…) l’ossigeno si unisce ad altre molecole derivanti da zuccheri e grassi; l’unione è feconda e genera una reazione energetica che concorre a sintetizzare l’ATP.

Questo processo trova però differenziazioni anche notevoli a seconda del corpo in cui i svolge; l’efficienza con la quale l’ossigeno giunge ove più necessario, ossia nei muscoli impegnati nel lavoro meccanico e non (il gesto della pedalata, e tutto quel permette che questo si svolga), varia da atleta ad atleta e costituisce la componente aerobica centrale: il cuore ha una capacità diversa di “pompaggio” del sangue nell’unità di tempo e questa dote costituisce la “cilindrata” del motore fisiologico dell’atleta (la gittata pulsatoria). la capacità del sangue di raggiungere le fibre muscolari e “nutrirle” con l’ossigeno della mioglobina, fino al mitocondrio, è limitata dai capillari che irrorano queste stesse fibre; in tal caso si parla delle componenti centrali periferiche.

Dopo questo breve sunto sul funzionamen to della meravigliosa macchina che corrisponde al corpo umano, possiamo esplorare in concreto come si allenano queste componenti aerobiche, si veda l’articolo “allenarsi in zona”. Tornando al nostro motore, i meccanismo che regolano la produzione di energia, responsabile delle contrazioni muscolari e quindi del movimento, si differenziano per la reazione a seconda delle fibre muscolari.

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TIPO I o fibre rosse. Contrazioni lente (un decimo di secondo per la contrazione completa delle fibre), energia dal meccanismo aerobico. Gli atleti che ne posseggono geneticamente una buona percentuale saranno predisposti agli sport di resistenza.

TIPO II o fibre bianche. Contrazioni rapide ricavate dal meccanismo anaerobico e dai substrati energetici glucidici (glicolisi), per sforzi brevi ma molto intensi. Gli atleti che le utilizzano durante la performance hanno un’autonomia limitata, le scorte si esauriscono in fretta, e vi è una scarsa presenza di emoglobina (da qui il colore). Vi è poi una sottosezione di fibre tipo II: A: fibre con rapidità pronunciata, meccanismo anaerobico ed aerobico complementare, sforzo breve ed intenso B: capacità di utilizzare il meccanismo anaerobico (assenza di ossigeno) molto pronunciata C: maggiore resistenza e minore potenza, componente aerobica più sfruttata

In concreto, la zona 2 (z2) includerà nel gesto della pedalata la presenza per il 90% di contrazioni lente (fibre di tipo I) e per il restante 10% di contrazioni veloci (tipo II) -vedi articolo sul nostro sito. Le fibre di tipo II invece interverranno in presenza di % di Vo2 max superiori, in particolare con intensità dal 75% in poi (Vollestad et al., 1985). Altri studi sembrano suggerire che la famigerata FTP sia la potenza alla quale, con cadenza scelta autonomamente dall’atleta, si osserva un reclutamento crescente delle fibre veloci durante il tempo di esaurimento dello sforzo.

Sebbene la distribuzione di fibre lente e veloci sia determinata alla nascita, un programma scientifico e scrupoloso può portare alla modificazione delle caratteristiche pregresse, in funzione dell’obiettivo da raggiungere ma senza snaturare le qualità intrinseche del soggetto; ad esempio, si può allenare opportunamente l’atleta perché entrambi i tipi di fibre migliorino l’utilizzazione del metabolismo aerobico e migliorino così in resistenza. Si può indurre la conversione delle fibre muscolari (z3-z4, vedi articolo) così come si può intervenire sul trofismo muscolare (z5-z7). L’attenta analisi di specifici parametri ci permette anche, mediante files di allenamento e gara, di ricavare le fibre caratteristiche della muscolatura di ciascun atleta (rimandiamo ad un futuro articolo) ed allenarlo a raggiungere i goals che si è prefissato per la stagione; il tutto esaltando i punti di forza e lavorando duramente sulle lacune.

Un breve sguardo alle gambe dei corridori in tv basta ad identificare chi, come i velocisti, debba fare il possibile per salvaguardare le delicate fibre veloci nei tapponi di montagna, mentre di converso le fibre rosse degli scalatori puri soffriranno le variazioni violente di ritmo di un criterium o un arrivo di gruppo. In altri casi ci è capitato di lavorare con atleti giovani, juniores ed under 23, che non avevano ancora trovato la loro dimensione; atleti veloci che si trasformavano in scalatori per via di programmazioni “dall’alto” completamente errate, corridori di fondo improvvisatisi sprinter per chissà quale ragione dal direttore sportivo.. negli anni numerosi atleti di talento si sono smarriti a causa di una direzione tecnica e una preparazione atletica inadeguate.

Risulta fondamentale un’analisi scientifica delle qualità e dei mezzi dell’atleta, al fine di allenare il soggetto e aiutarlo a tirar fuori tutto quel che la natura gli ha donato, esprimere il suo massimo potenziale atletico. Ascoltando sempre le sensazioni e le richieste, senza esitare nel confronto e nell’assumere una direzione tecnica ben precisa (che manca talvolta ad alcuni campioni nostrani, forse avrete già intuito a chi ci riferiamo)..

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