La Jumbo-Visma ha pubblicato sul quotidiano olandese AD i dati della Vuelta di Roglic, passato quest'anno dal terzo posto del Giro d'Italia al trionfo nella corsa spagnola.
Da questi dati emerge la grande costanza del corridore sloveno sulle tre settimane della corsa spagnola; se al Giro, dopo una partenza bruciante, era stato abbastanza evidente il calo prestativo nella terza ed ultima settimana, alla Vuelta i valori sono rimasti ottimi nell'arco dell'intera gara a tappe.
Giro durissimo
Come avevamo già avuto modo di analizzare direttamente nell'articolo di giugno, le prestazioni al Giro 2019 si sono attestate (per salite tra i 15 e i 50' di durata) intorno ai 5,6-5,9 w/kg, complici anche le condizioni meteo ed alcune tappe di montagna estremamente impegnative (vedasi tappa del Mortirolo e del Manghen). Non deve stupide dunque che su salite come il San Carlo Roglic abbia impiegato 5,5-5,6 w/kg per coprire insieme a Nibali i 36' finali di scalata, nettamente staccato da tempi come quello di Basso e Piepoli detentori del record a oltre 6 w/kg in meno di 34'.
Nemmeno sul Mortirolo, in una giornata da tregenda e sotto gli attacchi di Vincenzo Nibali, Roglic ha fatto meglio di 5,7 w/kg; i dati del suo powermeter parlano di 365w, pari a 5,61 w/kg, per 46min28sec, con Lopez miglior scalatore della mitica salita in grado di fare oltre 5,8 w/kg e rifilare quasi 2' all'ex sciatore sloveno.
La Vittoria spagnola
A differenza di quanto commentato da altre testate, non ho valutato come rilevante la differenza tra le prestazioni di Roglic al Giro ed alla Vuelta. Primoz ha certamente beneficiato di una condizione più solida al via, ed ha avuto tre settimane di gara molto più costanti nel rendimento sulle salite chiave. Le sue prestazioni in salita durante la corsa spagnola sono state decisamente più costanti e raramente sono scese raramente al di sotto dei 5,8 w/kg per salite di durata compresa tra 15 e 30'; tuttavia, la dinamica delle tappe spagnole e la lunghezza delle salite stesse non permette un'esatta comparazione dei dati di entrambe le corse a tappe.
La corsa a tappe spagnola è stata sotto il profilo altimetrico estremamente difficile, con un dislivello record di 54mila metri spalmati nel corso delle tre settimane di battaglia tra i big (record di dislivello degli ultimi 5 anni), e tante tappe intermedie percorse a medie folli.
Il livello prestativo delle due corse è stato molto simile, con salite lunghe percorse intorno ai 5,7-5,8 w/kg per i big in lizza per la maglia rossa. Una delle salite lunghe in evidenza è stata l'Alto de La Cubilla nella tappa 16, vinta dal danese Fuglsang al termine di una bellissima fuga in solitaria. La salita finale è stata percorsa dalla maglia rossa a 5,7 w/kg, pari a 366w medi per 46'40sec per 1413 m/h di Vam, andatura che ha permesso al terzetto Roglic - Podagar - Lopez di staccare sia Valverde che Quintana.
Il record della settima tappa
Le altre salite medio-brevi hanno invece mostrato potenze dei big sempre superiori ai 6 w/kg. La settima tappa, vinta da Valverde al termine dei 182,4 km, è stata forse la più significativa. La durissima ascesa finale di Mas della Costa (4,1 km al 12,3% di pendenza media) è stata percorsa dai 4 battistrada con un tempo di 15min netti pari a 421w medi e 6,52 w/kg (Vam oltre 1950 m/h!), stabilendo il record assoluto di scalata (Quintana, Roglic e Lopez insieme al murciano Valverde). La chiave di questa prestazione stratosferica è stato il ritmo elevatissimo impresso sin dai piedi della salita, e questo ha permesso poi (sotto la spinta decisiva di Quintana) di realizzare un tempo di 1'29'' più rapido rispetto al precedente record (che apparteneva proprio a Quintana, 2016).
Alla fine della seconda settimana, Roglic è stato in grado di fornire prestazioni sugli stessi livelli nelle tappe 13 e 15, senza il calo accusato al Giro d'Italia: sulle salite di Los Machucos e Santuario del Acebo lo sloveno della Jumbo-Visma ha pedalato ad una media di 6,30 w/kg per percorrenze pari a 23 e 30 minuti circa rispettivamente, mettendo un solco tra sé e gli avversari diretti per la conquista della maglia rossa. E nella tappa di montagna che chiudeva la corsa spagnola 6,11 w/kg (393w medi) sono serviti a Primoz per rintuzzare l'attacco di Valverde, negli ultimi 3,75 km di salita (poco più di 9' di sforzo).Il verdetto della salita
Cosa emerge dai dati della Vuelta di Roglic?
Questa lodevole iniziativa del team Jumbo-Visma ci ha permesso di conoscere i dati di gara dei suoi top rider, impegnati nelle tre corse a tappe più importanti del 2019 (erano presenti anche i dati del Tour di Kruijswijk) e di poter approfondire le prestazioni dei leader dei grandi Giri. Questa stagione non ha mostrato un netto dominatore. Il livello medio degli atleti di vertice si è attestato sui 5,8-5,9 w/kg nel corso delle ascese più lunghe e dure, sia al Giro che a Tour e Vuelta. Le FTP teoriche dei grandi protagonisti di queste gare sono al limite dei 6,2-6,3 w/kg pertanto; nessun atleta negli anni del passaporto biologico ha mostrato più di 6,4 w/kg sulle ascese di circa 1h di sforzo in contesto di gara a tappe.
Notevole equilibrio tra i principali contendenti: altitudine, maltempo, tapponi consecutivi e preparazione oculata hanno poi determinato crollo ed ascesa di quelli che poi si sono rivelati vincitori nell'arco di tre settimane.
Non deve sorprendere quindi che spesso le potenze al vertice siano inferiori ai 6 w/kg. Nell'era di Strava potrebbe sembrare facile, ossia alla portata di ottimi scalatori tra gli amatori o under23, avere queste prestazioni nelle gambe. Riportato alla realtà di una corsa che genera 40-50mila metri di dislivello in tre settimane, con medie folli e tappe da 200 km ciascuna, questo genere di prestazione qualifica l'eccellenza di atleti come Roglic ed i suoi valorosi rivali impegnati nell'olimpo del ciclismo.
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